Coloro che sono più intelligenti, secondo il Club mensa che misura il quoziente intellettivo e raccoglie chi al mondo ha espresso i punteggi più alti, al di là della cultura, del grado di istruzione, dell’appartenenza geografica e dell’età, possiede abilità e attitudini comuni. Queste sono, in sintesi, la capacità di risolvere i problemi con strategie diverse e una assai sviluppata intelligenza verbale e logico matematica.
Per avere una mente attiva e produttiva insieme è pertanto importante sviluppare le doti di intelligenza e in particolare sviluppare la flessibilità, che aiuta a vedere le cose da più punti di vista, la fluidità che aiuta ad essere produttivi ed ideativi e l’originalità che permette are collegamenti insoliti fra le informazioni possedute.
Ma queste qualità sono importanti anche nel mondo del business? La fluidità, la resilienza, la creatività aiutano nel mondo del lavoro?
Vediamo una storia di grande successo, per trarne ispirazione.
Solo pochissimi businessmen al mondo possono vantare i successi di Satya Nadella, CEO di Microsoft, erede di Bill Gates e di Steve Ballmer, già amministratore delegato di Microsoft e proprietario della squadra di pallacanestro statunitense Los Angeles Clippers. E allora è estremamente importante, per imparare, capire quali sono i segreti del suo successo che lui riassume in empatia, coinvolgimento delle persone, capacità di imparare dagli errori. Tre qualità che paiono semplici ma che nascondono un grande lavoro su se stessi, fatto di disponibilità, di impegno, di coraggio e di resilienza.
Nadella ha ereditato un colosso in grave crisi, con la reputazione di coltivare all’interno feroci lotte intestine, un gigante chiuso e arrogante che stava perdendo forza e credibilità. Lui era in Microsoft dall’età di 25 anni e quando fu nominato venne considerato un ripiego senza particolari doti manageriali.
Ma dal 2014 ad oggi il colosso informatico ha generato più di 250 miliardi di dollari di valore di mercato; per capire come sia riuscito ad ottenere un successo così straordinario bisogna partire dalla sua capacità di instaurare una nuova cultura aziendale, stimolando i 124.000 dipendenti a coltivare la loro curiosità e questo ha spinto investitori, consumatori e sviluppatori ad interagire con l’azienda in modo più confidenziale determinando un ampio e profondo processo di fidelizzazione.
Vediamo qualche strategia adottata da Nadella: la riunione mattutina con i collaboratori più stretti inizia con la “ricerca dell’eccellenza” e cioè con la presentazione di qualcosa di significativo accaduto in azienda sul quale si aprono lunghe riflessioni durante la quale il CEO sostiene con enfasi le proposte migliori per motivare e sostenere. È convinto infatti che l’empatia, il clima positivo, siano humus sul quale nascono e crescono le idee migliori. Ha poi rotto l’isolamento del gruppo costruendo collaborazioni con altre aziende ed ha anche aggiornato il mission statement della Microsoft stimolando a fare di più e meglio concentrandosi sulle aree capaci di offrire maggiori potenzialità di crescita, facendo nuove acquisizione (ad esempio LinkedIn) per aumentare la platea di utenti. Ora Microsoft può vantare ben 85 milioni di persone che usano Office 365, un patrimonio di dati immenso che è però impossibile clonare (quale Facebook o il motore di ricerca di Google).
Nadella dice che molte delle sue intuizioni le ha tratte da un saggio di Carol Dweck, professoressa dell’Università di Stanford: Mindset. Cambiare forma mentis per raggiungere il successo. In esso vengono delineati due tipi di mentalità:
– le persone con mentalità statica (fixed mindset) che tendono a stanziare in attività che sfruttano competenze già da loro possedute per non rischiare di fallire nel mettersi in gioco;
– le persone invece con mentalità dinamica (growth mindset) che sono sempre pronte e motivate ad apprendere cose nuove, accettando il rischio.
Non si deve però ritenere che le due tipologie di mentalità costituiscano tratti inalienabili di personalità perché si tratta di comportamenti che possono essere acquisiti.
Certo l’adozione di mentalità dinamiche comporta più rischi perché una cultura aziendale così impostata impone di comprendere e condividere fino in fondo le ragioni dell’altro e difenderlo anche quando fallisce per eccesso di dinamismo.
Ma in azienda, come nella società, rispetto, empatia ed opportunità per tutti costituiscono valori così densi di significato e di etica da non poter essere messi in discussione.
E la resilienza li riassume tutti, per questo è stato scelto come motto nella nostra attività e si è fortemente convinti che, appunto, la resilienza deve permeare la mente quanto il business.