I cookies (piccoli files di testo che vengono salvati sul tuo computer o mobile) permettono a un sito web o a un server di identificare un determinato broswer (da to browse che significa navigare), di conoscere cioè le applicazioni con le quali visualizziamo le pagine web, quali Chrome, Safari, Firefox, Edge.
È opportuno che tutti i titolari di siti internet prestino particolari attenzioni perché, come si vedrà, sul tema sono in vigore regole particolari ed è intervenuto anche il Garante per la Protezione dei Dati Personali https://www.garanteprivacy.it/cookie
Coso sono i Cookies
La tecnologia è nata nel 1994 con l’intento di capire se l’utente avesse già visitato un dato sito web, solo successivamente la tecnica è stata adattata per riuscire a tracciare il percorso on line dei visitatori a fini prevalentemente commerciali.
La tecnica è semplice, quasi banale, ma estremamente efficace. Se infatti l’utente X ha visitato il sito Y, forse è interessato ad acquistare il prodotto Z e così si stanno moltiplicando gli attori in gioco: non solo l’utente e il server che fa girare le pagine web ma anche le aziende e le società interessate ad acquisire nuovi clienti, le cosiddette “terze parti”.
Oggi si moltiplicano i banner personalizzati, che addirittura inseguono l’utente e così si accorcia sempre più il segmento di incontro fra domanda e offerta; il problema è che la moltiplicazione delle inserzioni ha fatto crescere in modo esponenziale il Progrmmatic advertising, tecnica che viene ormai considerata come troppo invasiva.
Per tale motivo nel 2019 Google informa che in futuro non intende più supportare i cookies e recentemente ha completato l’annuncio comunicando che dal 2022 non userà più i cookies per offrire pubblicità personalizzata.
Nel 2020 è Apple che blocca di default, cioè in modo automatico, i cookies di terze parti che girano sul browser Safari.
Se pensiamo alle scelte di questi colossi della comunicazione non possiamo che ritenere che la decisione di Google, in particolare, riflette l’idea oggi dominante che l’utente non solo abbia diritto alla privacy quando naviga in internet, ma che abbia anche diritto alla percezione totale della privacy, in quanto i consumatori sono diventati molto sensibili ed esperti.
Ma Google è una grandissima impresa e può mostrare questo suo risvolto politically correct solo perché ha trovato un altro modo per proporre una pubblicità personalizzata, anch’esso estremamente efficace.
Google infatti possiede miliardi di dati (i cosiddetti first-party data) in quanto i suoi utenti compiono ricerche, guardano video su You Tube, usano Chrome e Gmail, viaggiano sfruttando le mappe digitali e tutto ciò rientra nel perimetro esclusivo dell’azienda. E attraverso tali canali continua a vendere pubblicità tanto che nel 2020 ha garantito ricavi per 149,6 miliardi di dollari e vuole spingere sempre più sulla pubblicità personalizzata e lo farà utilizzando l’analisi ragionata dei dati di coorte.
La tecnologia che ha sviluppato al proposito si chiama Federated learning of cohorts ed è un nuovo sistema che inserirà gli utenti in gruppi sulla base dei loro interessi mostrati nella navigazione delle pagine disponibili ma i dati non vivranno sui server pubblicitari bensì rimarranno sul dispositivo.
Anche questo sistema, tuttavia, non risulta totalmente corretto e trasparente. Non piace ai responsabili della privacy ed anzi potrebbe essere ancora più complesso rispetto all’originario utilizzo dei cookies e rischia di favorire, anziché penalizzare, la libera concorrenza perché sono pochissime le aziende che possono competere con colossi qual è Google.
Al proposito l’Antitrust inglese ha già aperto un’indagine sul caso.
Il vantaggio competitivo infatti può essere espresso solo da chi ha costruito un proprio database, da chi ha una massa significativa di clienti e ne conosce gli interessi, avendo così in mano un vero e proprio patrimonio che ha un valore importantissimo se lo si sa organizzare. Le realtà che hanno sempre e solo svolto, per inerzia o per comodità, il ruolo di terze parti, rischiano di venire profondamente
danneggiate.
Una strategia nuova che stanno adottando le aziende più innovative riguarda la personalizzazione del messaggio.
Addirittura si ipotizza che nuove avveniristiche soluzioni verranno offerte dall’applicazione dell’intelligenza artificiale capace di sfruttare moltissime variabili quali formato, posizionamento dell’annuncio, audience del singolo sito, performnce delle campagne passate ed engagement.
Dunque internet cambia molto rapidamente ma la sua forza è una tecnologia sempre più pervasiva, perchè l’importanza del sistema economico è sempre dominante.
A tal proposito il Garante per la Protezione dei dati ha fornito regole precise che devono essere rispettate da tutte le aziende
(https://www.garanteprivacy.it/home/docweb/-/docweb-display/docweb/9498472).
Perciò tutti i siti devono conformarsi ed effettuare un utilizzo corretto dei cookie, specialmente se non tecnici. In particolare la Corte di Giustizia Europea ha recentemente stabilito che per l’istallazione dei cookie è necessario il consenso, definito attivo, dell’utente.
Pertanto, è importante che ogni sito web si conformi a tale criterio.
Sono importanti, in particolare, un comando per accettare tutti i cookie o altre tecniche di tracciamento e la presenza di un comando (es. una X in alto a destra) per chiudere il banner senza prestare il consenso all’uso dei cookie o delle altre tecniche di profilazione mantenendo le impostazioni di default.
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