Grazie alla tecnologia, sempre più veloce ed avanzata, si sono aperti negli ultimi anni inediti scenari e nuove opportunità di profitto per il sistema produttivo.
La selezione fra aziende tradizionali ed aziende aperte al digitale è fortissima, addirittura brutale e dunque per garantirsi la sopravvivenza bisogna crederci, accettare la sfida facendo uscire competenze ma anche carattere e temperamento.
Nel nostro Paese, pur con una storia di aziende a carattere familiare e tradizionale, esistono casi esemplari di innovazione basata su una innegabile competenza e serietà degli imprenditori e la loro tenuta è comprovata, pur nella contingente situazione, in questo periodo drammaticamente attraversato dalla pandemia da Coronavirus.
La velocità delle tecnologie, peraltro, fa crescere la dimensione immateriale del business e solo la fiducia nel futuro può indurre a scommettere su scenari ancora in gran parte sconosciuti e spesso caratterizzati da appetiti speculativi.
Nello specifico, quando si apre un nuovo mercato cresce la dimensione immateriale del business, che non sempre è realistico e veritiero perché il mercato e la finanza sono attraversate da false e pericolose rappresentazioni. Vi abbondano soggetti virtuosi ma anche molte e raffinate trappole speculative. Spesso dunque il valore reale delle imprese è distorto dal gioco delle contrattazioni e dalle bolle speculative per cui è necessario avvalersi di professionisti che sappiano riconoscere ed agire con avvedutezza nell’interesse dell’azienda.
Indicatori ESG
Alla luce di tali nuove variabili e dei fattori distorsivi del mercato globale, cresce l’importanza dei fattori ESG (environmental, social and governance) nel processo di investimento e dello sviluppo di soluzioni ESG innovative per i clienti. I coefficienti che sottendono a questa particolare tipologia di valori e buone pratiche premiano le imprese più resilienti, attente alla sostenibilità dei loro prodotti nel breve e nel lungo periodo: certo, non è comprovato che le imprese con alti punteggi Erg (indicatori di sostenibilità) siano più redditizie dal punto di vista del profitto economico, ma certo sono più durevoli e meno soggette a crisi tanto che gli investitori non possono non tenerne conto.
Gli indicatori Esg sono sempre più importanti nel facilitare il dialogo con tutti gli stakeholder per orientare le aziende a mantenere livelli alti nelle tre dimensioni fondamentali: ambientali, sociali e di governance, requisiti che definiscono e misurano l’affidabilità di un’azienda.
Un fondamentale, straordinario fenomeno che è stato misurato da una ricerca di Novethic , pubblicata recentemente, riguarda il terremoto economico innescato dalla pandemia di Coronavirus: tra il 24 febbraio e il 23 marzo, il mese più difficile per le borse travolte da una volatilità senza precedenti, le società più responsabili dal punto di vista ambientale e sociale hanno ottenuto migliori risultati in quanto più resistenti alle turbolenze dei mercati e quindi della volatilità.
Il rating ESG (o rating di sostenibilità), che esprime un giudizio sintetico sulla solidità di una realtà produttiva o di servizi, contiene requisiti che possiamo così sintetizzare:
- ambito ambientale: comprende diversi rischi, dai cambiamenti climatici, alle emissioni CO2, dall’inquinamento dell’aria e dell’acqua agli sprechi e alla deforestazione.
- sensibilità sociale: riguarda i diritti umani, i rapporti con la comunità civile e gli standard lavorativi.
- la governance: si riferisce alle pratiche di governo societarie. Si tratta delle procedure di controllo, la retribuzione del manager, la composizione del consiglio di amministrazione, la condotta dei vertici e dell’azienda in termini sia legali che etici.
E’ importante sapere che dallo scorso maggio la Commissione UE ha lanciato una significativa proposta per spingere ancora di più gli investimenti verso le attività sostenibili e verdi, introducendo nuovi obblighi per le società finanziarie.
Le misure proposte puntano a creare in primis una “tassonomia”, cioè una classificazione progressiva di obiettivi sui quali investire finanziando progetti innovativi e misurabili. L’Italia, inaspettatamente, può arrivare a questo appuntamento preparata perché le imprese italiane – almeno le grandi imprese e le medie imprese più internazionalizzate – non percepiscono più la sostenibilità come un valore esclusivamente etico, ma ne colgono l’importanza come elemento di competitività economica sui mercati e come strumento per la riduzione del profilo di rischio finanziario dell’azienda stessa.
Molte aziende hanno pertanto già inserito gli SDGs all’interno delle proprie strategie dimostrando in concreto di saper rispondere alle sfide della sostenibilità in modo più immediato e dinamico rispetto al Governo centrale.
Rapporto Green Italy 2020
E’ raro nella storia degli uomini che una rivoluzione sia innescata, al tempo stesso, dal basso e dall’alto, ma quando ciò si verifica l’esito è straordinariamente potente e duraturo.
Se è noto che l’obiettivo strategico del piano della Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen è trasformare il Vecchio Continente nella prima regione globale a impatto climatico zero entro il 2050, meno noto è che il nostro Paese sta già correndo verso tale direzione grazie ai nuovi comportamenti dei cittadini e delle imprese che la tragica epidemia di Coronavirus ha ulteriormente stimolato.
Un dato per tutti, estremamente significativo. Il Rapporto “Green Italy 2020 presentato di recente da Fondazione Symbola e Unioncamere ha informato che l’Italia è leader in Europa nel riciclo dei rifiuti: ben il 79% del totale dei rifiuti prodotto dal nostro Paese viene recuperato e trasformato, è il doppio della media europea.
Anche l’IPSOS, guidata da Nando Paglioncelli, che segue queste tematiche da oltre 20 anni, afferma che l’atteggiamento degli Italiani è radicalmente mutato negli ultimi anni ed oggi viene perseguita con motivazione e buone pratiche la difesa dell’ambiente. Ne siano d’esempio la ricerca dei prodotti alimentari biologici o la consapevolezza sul problema della plastica che sta soffocando gli ecosistemi e che ha fatto mutare l’atteggiamento nei confronti dell’eccesso degli imballaggi.
E’ nata una consapevolezza che oltre al suo intrinseco valore etico può costituire volano per la ripresa economica.
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