Il cervello ha bisogno di lentezza

COMPORTAMENTI “NOCIVI” E COMPORTAMENTI “AMICI” PER IL CERVELLO

 

 

Il cervello è straordinario, non smette mai di stupire; una delle ultime scoperte, compiute da Henry Markram, direttore del progetto Blue Brain, ricercatore del Politecnico di Losanna, con altri studiosi e pubblicata su Frontiers in Computational Neuroscience, è che ogniqualvolta il cervello impara qualcosa di nuovo le sue cellule si riordinano e si collegano fra loro partendo da strutture semplicissime, a due dimensioni, per evolvere a tre dimensioni, come i cubi e approdare a costruzioni molto complicate, a cinque, sei, undici dimensioni [si veda lo studio Cliques of Neurons Bound into Cavities Provide a Missing Link between Structure and Function].

Anche il Prof. Lamberto Maffei, neurobiologo, già professore emerito di Neurobiologia alla Normale di Pisa e accademico dei Lincei, afferma che il cervello è plastico e cambia in funzione degli stimoli che riceve [L. Maffei, Elogio della ribellione, Bologna, 2016, passim]. Stress e routine fanno male al nostro cervello poiché i neuroni hanno bisogno di novità per sviluppare una mente più creativa, non soggetta ad automatismi, ma lo stesso ha anche bisogno di pause per rigenerarsi. La mente, infatti, più la si lascia libera dai pensieri quotidiani più è capace di assorbire stimoli nuovi e di immagazzinarli nelle strutture mentali più profonde, quelle adibite alle emozioni e alla memoria.

Il pensiero creativo e riflessivo è legato alla lentezza e il pensiero è collegato alle parole, anche quando non sono dette, quindi anche nel soliloquio, nella riflessione. Il pensiero richiede tempo.

Il cervello ha anche bisogno di dormire per stabilizzarsi e per sospendere temporaneamente l’incessante lavoro di selezione degli stimoli, lavoro cui è sottoposto quotidianamente.

Chi vive in modo forsennato – i cosiddetti novelty seeking, sempre in cerca di novità e di situazioni difficili, spesso rischiose attiva alcuni circuiti che facilitano il rilascio di sostanze, quali la dopamina e le endorfine che procurano sensazioni piacevoli ma questo stato di sovraeccitazione va alternato con periodi di rilassamento, di pausa.

Quando il cervello va in vacanza lasciandoci penetrare da sensazioni autentiche, da esperienze emotive profonde, vi è un arricchimento della nostra mente che provoca creatività e apertura verso il mondo.

Ma oggi si stimola eccessivamente la velocità, anche nelle decisioni importanti, ed i rischi per non riflettere a sufficienza sono molti. I neuroni infatti sono rapidi ma i circuiti del linguaggio e della razionalità sono lenti ed anche la parola è lenta. Se ne deduce che il tempo è la base del pensiero.

Per tenere in allenamento e salute il cervello ci sono situazione “amiche” ed altre “nocive”, vediamo quali.

Amici sono:

  1. L’udito protetto;
  2. l’idratazione;
  3. l’allenamento: gli esercizi per la mente favoriscono le capacità cognitive;
  4. una dieta mirata.

Nemici per la salute del cervello sono, invece:

  1. l’insonnia;
  2. la solitudine e la sedentarietà;
  3. lo smog e il fumo;
  4. e appunto l’eccessiva velocità cui è sottoposto.

Forse il nostro è un tempo patologico. Oggi con le tecnologie siamo sempre più programmati per la velocità del mondo digitale, spinti all’azione immediata, quasi irriflessiva. Ma esiste un punto critico: i ragazzi non parlano quasi più, né a scuola né a casa perché sono  concentrati all’uso compulsivo dello smartphone e in futuro, se si continuerà con questo comportamento, si potranno causare lesioni nella parte del cervello deputata al linguaggio. L’unica strada consiste nel creare interessi alternativi, specie nei ragazzi che più soffrono dell’eccitazione creata dalle tecnologie: le materie umanistiche, ed anche le scienze, vanno presentate come narrazione e stimolo alla curiosità. Un esperimento può diventare un gioco e la soluzione di un problema procura grandi gratificazioni e stimola il cervello e le sue funzioni.

Per gli adulti la tecnologia ha moltiplicato la possibilità di lavorare, di notte, a tavola, in vacanza. Non smettere mai è possibile ed alcuni lo fanno, ma la scienza ha dimostrato che l’attività compulsiva crea un deficit energetico: stanchezza, cattivo umore, ansia e insonnia e si sa che il 40% dei manager prende farmaci per dormire e per ricaricarsi e la situazione ha conseguenze anche in famiglia. E’ stabilito che genitori stressati producono figli iperattivi e oggi si moltiplicano corsi per “insegnare a riposarsi”.

Esiste addirittura una tecnica, la cronobiologia che aiuta a trovare il momento giusto per ogni cosa.

Che fare allora? Ecco alcuni consigli:

  1. il power nap. Un pisolino rigeneratore, se è possibile, di 20/30 minuti dopo pranzo;
  2. ottimizzare i ritmi della routine quotidiana;
  3. meditare per alcuni minuti al giorno;
  4. concedersi un po’ di tempo tutto per sé, per coltivare i propri interessi, pianificandolo e rispettandolo con periodicità fissa;
  5. meditare camminando per riconnettersi col mondo spostando l’attenzione sul paesaggio, sui suoni, sui colori, sui profumi;
  6. effettuare un po’ di stretching staccandosi dallo schermo e fare qualche esercizio di respirazione;
  7. imparare a rinviare le cose non indispensabili ed urgenti per recuperare lucidità;
  8. spegnere il cellulare, il tablet ed il telefono almeno per mezz’ora al giorno per leggere un libro, per ascoltare gli altri.