Spesso, nei ragionamenti e nei modi di dire nel nostro linguaggio abituale utilizziamo metafore e similitudini di carattere spaziale e ciò suggerisce che noi organizziamo nel cervello esperienze e ricordi usando lo stesso circuito neuronale che ci consente di ottenere le rappresentazioni spaziali.
Già nel 1971 il neuroscienziato John O’Kneefe dello University College di Londra aveva fatto importanti scoperte in tal senso studiando il comportamento di topi in situazione di laboratorio ma sono May-Britt ed Edward Moser, della Università norvegese di Trondheim che nel 2005 hanno dato impulso a tali studi scoprendo le cellule a griglia (grid cell) nella corteccia entorinale che hanno chiarito come i neuroni del sistema di navigazione interno sono flessibili, ossia non sono destinati ad un unico ed esclusivo contenuto cartografico ma anche ad organizzare suoni o altri stimoli.
Studi ancora più recenti indicano che noi elaboriamo anche i concetti totalmente astratti, come il “tempo”, all’interno di spazi cognitivi.
Per tali concetti non può esistere un’esperienza sensoriale diretta per cui il nostro cervello ricorre alle cellule di posizione e alle cellule a griglia per mappare gli intervalli temporali.
Ugualmente noi sistemiamo anche i ricordi nella nostra mente; la corteccia entorinale umana codifica la loro successione temporale, così che eventi che accadono in rapida successione occupano posizioni ravvicinate nella mappa mentale.
Volendo sintetizzare: sembra che le cose e gli accadimenti siano identificati sulla base della loro conformazione che è costituita da un insieme di caratteristiche, ed archiviati vicini nella mappa mentale.
Ad esempio, le automobili possono essere identificate in diverse tipologie: auto lente o veloci, auto rosse o nere, auto piccole o grandi così come i cani possono essere toy o di taglia gigante, con pelo lungo o rasati, da caccia o da compagnia, aggressivi o da salotto.
Ogni caratteristica può essere identificata in una dimensione lungo la quale si sviluppa uno spazio cognitivo per cui gli oggetti con caratteristiche analoghe sono collocati vicini nella mappa mentale e quelli molto dissimili sono distanti fra loro nella medesima mappa.
Il nostro ricordo degli eventi però non è come attivare il replay di una telecamera che registra fedelmente e passivamente gli accadimenti. La memoria umana spesso, invece, segmenta le esperienze fatte in eventi collegati fra loro; ad esempio se si è fatta una passeggiata nel corso della quale si è visto un ruscello e si è ascoltato il canto degli uccelli, la memoria è come se riponesse i ricordi in cassetti separati ma vicini contenenti dettagli in gradazione, dai più grezzi ai più fini.
Sono moltissime le ricerche che si stanno conducendo o che sono state condotte su animali, in particolare topi e scimmie, volte ad ottenere dati comparativi sul funzionamento del cervello.
Si vogliono citare gli studi di Susumu Tonegawa, delle Università di California e di Kioto che ha chiarito come alcuni neuroni dell’ippocampo detti cellule “di posizione” rispondono selettivamente formando una mappa cognitiva dell’ambiente e quelli di Loren Frank dell’Università della California a San Francisco che hanno dimostrato che i topi riescono a rappresentare e ripetere un percorso effettuato avendo registrato l’attività organizzata di centinaia di cellule ippocampali mentre essi venivano sottoposti al test.
Ma Gyorgy Buzsaki, della NYU Grossman School of Medicine, non coinvolto direttamente nelle ricerche, ha un’interpretazione più radicale: pensa che tutte le proprietà che i ricercatori hanno assegnato all’ippocampo siano aspetti diversi dello stesso meccanismo fondamentale. L’ippocampo è “come un bibliotecario che dica di andare allo scaffale 5, fila 2, libro tot”, spiega Buzsaki, ma il bibliotecario non vede il contenuto di queste sequenze, che è costruito nella corteccia. In sintesi, le cellule non codificano le proprietà astratte di un oggetto o di un evento, ma generano le sequenze ordinali che danno alla memoria l’ordine necessario per coglierne il senso.
Molto ancora vi è da studiare poiché la nostra mente è straordinaria e affascinante ma assai complessa e forse solo il perfezionamento della diagnostica tecnologica potrà aiutarci a meglio conoscerla.
Quali insegnamenti possiamo trarre per studiare/ricordare più efficacemente?
- Connettere i concetti è fondamentale;
- creare collegamenti tra argomenti e tra le diverse nozioni;
- avere un approccio attivo alle questioni: farsi domande è basilare, serve a stimolare la curiosità, a risolvere i problemi, a spiegare le successioni di eventi e concetti, ad andare oltre rispetto a quanto a prima vista appare scontato;
- costruire la mappa mentale – o comunque uno schema – è fondamentale per avere chiarezza e per connettere i diversi concetti.
Come si può costruire una mappa mentale? Qui un articolo ad hoc.
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