Non giudicatemi per i miei successi
ma per tutte quelle volte che sono caduto e sono riuscito a rialzarmi.
Nelson Mandela, Presidente del Sudafrica dal 1994 al 1999
ADDENDA ALLA PARTE SETTIMA
Purtroppo, non è raro che molti studenti vadano “fuori corso”.
Le ragioni di ciò possono essere diverse: complessità degli studi, problemi personali, difficoltà nel mantenere il ritmo, esami non superati che hanno condotto ad un blocco nel percorso di studio.
L’andare fuori corso è spesso, per lo studente, fonte di demotivazione e, per le famiglie, motivo di disagio in quanto ciò impone il pagamento di tasse (anche elevate) ulteriori.
Allo studente che si trovi in una situazione di tal genere devono giungere due messaggi chiari: è bene evitare la demotivazione, processo che potrebbe condurlo anche ad abbandonare l’Università, ed al contempo è fondamentale che egli non si faccia prendere dal panico di voler recuperare in fretta.
Come si è visto nel corso del volume, la motivazione per l’apprendimento è fondamentale, è necessario rendere gradevole ciò che si studia ed avere un metodo di studio vincente.
Tuttavia, seppur lo studente è indietro con gli esami, è sbagliato voler recuperare velocemente senza una strategia.
Il suggerimento, con ancora maggior forza, è quello di effettuare un planning degli esami che si devono sostenere tenendo presente i diversi fattori:
- se ci sono esami propedeutici da affrontare;
- se si sono seguite le lezioni di quella specifica materia (che, se ostica, può essere rifrequentata);
- se gli esami che si intendono sostenere sono solo orali oppure scritti e orali;
- se si sono già sostenuti dei parziali/preappelli in relazione a uno specifico esame;
- la quantità e la difficoltà di materiale da studiare per ogni
singolo esame;
- le date “reali” di ogni singolo appello;
- ogni altro fattore utile che merita di essere considerato.
I fattori sopraesposti sono dettagliatamente spiegati nella parte quarta del volume, cui si rinvia per i necessari approfondimenti.
Si ricordi, che, specialmente se si è in difficoltà, la strategia e la pianificazione sono essenziali al fine di riprendere la retta via.
Oltre a ciò, è necessario che lo studente fuori corso si ponga due domande fondamentali:
- tale situazione è dovuta ad uno scarso impegno? O, viceversa, è stato profuso il massimo impegno e nonostante ciò i risultati non sono soddisfacenti?
- Il metodo di studio adottato è corretto, fallimentare o possono essere apportate delle migliorie?
Naturalmente, è necessario rispondere con onestà e sincerità d’animo.
Se l’impegno è stato insufficiente è bene fare autocritica: l’università richiede costanza di studio e dedizione e, talvolta, alcuni fattori quali il cambio di città, di contesto, i nuovi amici, le feste di gruppo….possono distrarre molto.
Quanto al secondo fattore, se il metodo di studio è poco efficace, si fallirà quasi sicuramente. Perciò, è bene adottare un metodo nuovo, con tecniche di apprendimento che si rivelino veramente efficaci quali le mappe mentali.
È opportuno ricordare che quando si adotta un metodo nuovo, inizialmente si avrà l’impressione di essere rallentati.
Come ben spiega Matteo Salvo nella parte sesta “Questo rallentamento e dovuto al fatto che siamo abituati a fare le cose in un determinato modo e acquisire nuove abilità ci dà la sensazione di rallentare, ma solo perché non stiamo guardando ai risultati che potremmo ottenere sul lungo termine.
Si chiama J curve effect: all’inizio si ha un peggioramento della prestazione ma, subito dopo, un’impennata notevole nel risultato. Una volta consolidata la nuova abilità si ha un livello di prestazione che non ha nulla a che vedere con il punto di partenza: è una situazione decisamente migliorata”. Il grafico di pag. 176 è molto significativo, e si consiglia di osservarlo.
Perciò, lo studente che decida di adottare un metodo nuovo (e d’altronde il precedente si è dimostrato dare pochi risultati) deve avere fiducia, molta fiducia e soprattutto, alimentare costantemente il desiderio di imparare.