PER APPRENDERE PIU’ VELOCEMENTE USA LA MEMORIA VISIVA: UNA DOTE POTENTE MA TROPPO SOTTOVALUTATA
La memoria visiva consiste nella capacità di distinguere stimoli esterni tramite il senso della “vista”, di registrarli e, dopo aver selezionato le immagini, di conservarle.
Le fotografie mentali che vengono formate si affievoliscono col tempo ma possono riemergere con grande vividezza anche dopo anni, richiamate da uno stimolo.
Possedere una efficace memoria visiva costituisce un vero dono nel caso in cui si debbano studiare mappe geografiche, mappe mentali, diagrammi o schemi, ma per sfruttare appieno tale capacità è necessario acquisire specifiche tecniche.
La maggior parte delle informazioni che ci scambiamo l’un l’altro si basa su forme di comunicazione verbale o scritta, dimenticando che la nostra mente, al contrario, è molto sensibile alle esperienze di tipo visivo.
Pur essendo consapevoli, gli studiosi di pedagogia e di psicologia, che l’apprendimento viene meglio sviluppato ed approfondito sfruttando le potenzialità iconiche, nelle pratiche didattiche le attitudini visive vengono ampiamente sottovalutate; questo avviene anche nelle prime fasi evolutive, negli asili nido e nelle scuole materne procurando rallentamenti nell’apprendimento.
Il cervello dei bambini lavora come una videocamera che registra la realtà circostante come sequenze di immagini le quali a loro volta costituiscono veri e propri “copioni” che divengono sempre più complessi ed articolati col trascorrere del tempo.
La mente di un lattante riordina i copioni per generi e categorie (il copione del mangiare, quello del dormire, quello del giocare ecc…). Questa modalità di conoscenza persiste sino a quando non si sviluppa il linguaggio ma prosegue per tutta la fase evolutiva e in età adulta , si pensi che il nostro cervello è in grado (se ben allenato) di elaborare immagini per decine di milioni o miliardi di bit.
La riprova è facile per coloro che usano un personal computer i quali possono costatare che le informazioni contenute in una pagina di testo occupano nella sua memoria uno spazio decisamente inferiore a quello occupato da una immagine, ad esempio una fotografia o un disegno.
I ricercatori hanno rilevato, utilizzando tecnologie raffinate e avanzatissime, che il cervello ha una capacità eccezionale di trattamento delle informazioni visive.
Soffermandoci sulla esemplificazione del computer, mentre su una pagina dattiloscritta si possono memorizzare circa 15000 bit, il cervello è in grado – nello spazio di un secondo – di percepire circa 50 miliardi di bit sotto forma di immagini. Facendo una comparazione, si tratta di memorizzare un equivalente di circa 3 milioni di pagine dattiloscritte.
Tornando ai bambini, questi posseggono una ampia memoria RAM che li rende straordinariamente capaci- come si è detto – di apprendere tramite le immagini, molto di più che utilizzare la trasmissione orale o la lettura, che sono basate su codici semantici, legati cioè al significato. La vita digitalizzata sostiene che la memoria si è trasferita nel server, dove è facilmente consultabile ma non bisogna perdere il senso della misura poiché questa visione “post – umana” si fonda su un errore di base: la memoria non è costituita dal mero immagazzinamento di dati e informazioni. Tramite i ricordi, prevalentemente di tipo visivo, ci raccontiamo una storia.
La memoria non è additiva, bensì narrativa e tale narratività distingue la memoria dai medium che accumulano, semplicemente le informazioni, senza rielaborarle. Nella mente umana le tracce mnemoniche visive sono costantemente sottoposte ad un processo di riordino e trascrizione e s’intrecciano in maniera nuova così che ci raccontiamo ogni volta una storia diversa.
I dati e le informazioni, invece, da soli non spiegano nulla, semplicemente semplificano il mondo riducendo la complessità alla contingenza.
Il neuroscienziato Antonio Damasio afferma che l’esperienza- il sentire – è cosa diversa dal conoscere (A.Damasio Sentire e conoscere, Adelphi Ed), in quanto l’attività mentale (il conoscere) sarebbe costituita da immagini che mappano aspetti del mondo che ci circonda, ma questi schemi (patterns) non sarebbero coscienti e perché lo diventino serve la mediazione dei “sentimenti” del singolo individuo. L’utilizzo della memoria visiva per l’apprendimento di nuove cognizioni costituisce uno strumento molto potente, ma come posiamo allenarla? Vi suggeriamo alcune tecniche, molto semplici, per iniziare ad esercitarvi.
Un’attività piacevole e non troppo impegnativa è fare attenzione a scene o a cartelli pubblicitari mentre siete in treno o in autobus o mentre passeggiate per la città.
Provate ad osservare tutti i particolari e giocate poi a ricostruire mentalmente la scena o l’immagine come se fosse una fotografia, verificando in seguito le vostre capacità.
Ci si può anche soffermare su una pagina di un settimanale, poi sfogliare la rivista e cercare di ricostruire la pagina segnando il maggior numero dei dettagli.
In seguito procedere alla verifica e ripetere più volte l’esercitazione, che sembrerà sempre più facile. Tecniche più raffinate sono riferibili all’uso delle mappe mentali e alla tecnica dei loci ciceroniani.
Puoi leggere qui cosa sono le mappe mentali e perché aiutano l’apprendimento rapido.
Le tecniche principali sono spiegate anche nel libro Professione: Studente 30 e lode scritto da Elisabetta Galli e Matteo Salvo.
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