Una delle più gravi cause del fallimento è la mancanza di concentrazione.
Bruce Lee, regista
ADDENDA ALLE PARTE TERZA
A ritmi cadenzati giunge in Italia un termine anglosassone nuovo che viene assunto con straordinario entusiasmo dalle discipline che si occupano di teorie nell’ambito della psicologia del lavoro.
Una parola ancora piuttosto recente, che ha inflazionato libri e riviste del settore, è “multitasking”, che definisce uno stile di vita multifunzionale e, nell’immediato, più produttivo ed economico ma che, dopo diverse attente sperimentazioni, si è rivelato una grande illusione e addirittura comportamento foriero di ricadute negative sulla salute psicofisica di studenti e lavoratori che lo hanno adottato per migliorare la produttività.
Così come parlare al telefono e guidare sono attività in conflitto, come hanno rilevato approfondite ricerche sulle cause degli incidenti stradali, parimenti sovraccaricare, anche se in modo controllato, il nostro cervello, abbassa l’attenzione e la memoria, specie quella molto importante del lungo periodo che fa trattenere e sedimentare le informazioni.
Ma come sopravvivere a quella che non è una scelta personale ma una necessità imposta dall’attuale stile di vita, frenetico e pieno di interferenze?
Anzitutto non dobbiamo farci travolgere da mail, sms, social network, almeno quando si lavora o si studia. Un buon metodo potrebbe essere spegnere le notifiche o addirittura disattivare il cellulare perché l’alternarsi di seguire una attività che richiede concentrazione e il controllo del materiale digitale provoca negatività alle performances cognitive.
Il consiglio per lo studente strategico, già enunciato e motivato nel libro in specie nella parte terza, è cercare il più possibile di aumentare la capacità di concentrazione. Come si è detto, tale attitudine si esercita innanzitutto creando le condizioni fertili: ad esempio, sia a lezione sia durante le sessioni di studio a casa è necessario spegnere il cellulare ed i dispositivi elettronici che possono essere fonti di disturbo. Non è, ovviamente, sufficiente porre il cellulare in modalità silenziosa ma è consigliabile tenerlo sulla scrivania: le notifiche e/o l’illuminarsi dello schermo saranno una sorgente di distrazione e la persona, in molte occasioni, non resisterà alla tentazione di leggere il messaggio.
Inoltre, come si è visto nel libro, la capacità di concentrazione si allena con lo studio: più si acquisterà l’abitudine a studiarlo, più diventerà agevole rimanere concentrati.
Si pensi a quest’esempio: il primo giorno di scuola ad un bambino, prima abituato a correre libero nei prati, sembrerà infinitamente lungo: anche lo stare molte ore seduto al banco rappresenterà una sfida da vincere. Ma, ad esempio a metà anno scolastico, ormai abituato ai nuovi ritmi di vita, la fatica sarà minore.
Così lo studente universitario, forse abituato a carichi di studio meno intensi durante gli anni della scuola superiore, dovrà prendere confidenza con i nuovi ritmi di studio.
Inoltre, come si è visto nel libro, esistono tecniche che aiutano ad aumentare la concentrazione: il controllo del respiro, la mindfulness, lo yoga ed altre.
Ritornando più specificatamente al tema del multitasking, una ricerca condotta all’University College di Londra ha dimostrato che la densità di materia grigia in alcune aree cerebrali addirittura si riduce se si sovraccaricano le funzioni psichiche, specie se si usano più dispositivi digitali, e come ciò esponga a un rischio maggiore di modifiche funzionali del cervello (lo studio di Kep Kee Loh e Ryota Kanai dal titolo «Higher Media Multi-Tasking Activity Is Associated with Smaller Gray-Matter Density in the Anterior Cingulate Cortex» è pubblicato su Plos One[1]).
E ancora, il neuroscienziato Daniel Levitin della Mc-Gill University ha riferito che il multitasking aumenta il cortisolo, l’ormone dello stress e l’adrenalina in circolo, tanto che per la sovraeccitazione il quoziente intellettivo del periodo può abbassarsi anche di 10 punti, naturalmente a scapito dell’apprendimento[2].
Quindi, il consiglio per lo studente al pari del lavoratore o del manager è di concentrarsi esclusivamente sull’attività che si sta compiendo, specie se difficoltosa, con vantaggi rilevanti sia per la salute mentale sia per il rendimento.
[1] Lo studio è consultabile al presente link: http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0106698.
[2] D. J. Levitin, Why the modern world is bad for your brain, in The guardian, https://www.theguardian.com/science/2015/jan/18/modern-world-bad-for-brain-daniel-j-levitin-organized-mind-information-overload.