È notizia di questi giorni che una bimba di Palermo è stata trovata impiccata con il cellulare ancora aperto sul sito Tik Tok che fa girare un tragico gioco di sfide estreme.
Ed esiste il sospetto agghiacciante che anche un altro bimbo, di soli 9 anni, trovato impiccato nella sua cameretta a pochi giorni dalla morte di Antonella, potrebbe essere finito nella stessa trappola della piattaforma di Tik Tok.
Duro ma corretto è stato il provvedimento deciso dal Garante per la Protezione dei Dati Personali.Come si legge sul sito dell’Autorità “Il Garante per la protezione dei dati personali ha disposto nei confronti di Tik Tok il blocco immediato dell’uso dei dati degli utenti per i quali non sia stata accertata con sicurezza l’età anagrafica.
L’Autorità ha dunque vietato a Tik Tok l’ulteriore trattamento dei dati degli utenti “per i quali non vi sia assoluta certezza dell’età e, conseguentemente, del rispetto delle disposizioni collegate al requisito anagrafico”. Il divieto durerà per il momento fino al 15 febbraio, data entro la quale il Garante si è riservato ulteriori valutazioni.
Il provvedimento di blocco verrà portato all’attenzione dell’Autorità irlandese, considerato che recentemente Tik Tok ha comunicato di avere fissato il proprio stabilimento principale in Irlanda”.
TikTok l’altro giorno ha fatto sapere che adotterà misure per bloccare l’accesso agli utenti minori di 13 anni e valuterà l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale per la verifica dell’età. Inoltre, lancerà una campagna informativa per sensibilizzare genitori e figli. È quanto ha comunicato la piattaforma al Garante della Protezione dei Dati Personali che si è, in ogni caso, riservato di verificare l’effettiva efficacia delle misure annunciate. Inoltre, a beneficio degli utenti minori, Tik Tok migliorerà il riassunto della propria Informativa Privacy sull’app per gli utenti minori di 18 anni, in modo tale da spiegare, in modo accessibile e coinvolgente, i tipi di dati che raccoglie e come essi vengono trattati; verranno pubblicati anche dei banner per fornire link con informazioni sugli strumenti di sicurezza e su come cambiare le impostazioni del profilo da “pubblico” a “privato”.
D’altronde l’inadempimento agli ordini dell’Autorità potrebbe comportare la condanna ad una sanzione sino al 4% del fatturato annuo. Si parla di decine e decine di milioni di euro data la diffusione planetaria della piattaforma fruita dai giovanissimi.
I due tragici ravvicinati eventi hanno lanciato grida d’allarme da parte dei professionisti ed aperto un vivace dibattito fra famiglie, educatori ed associazionismo.
Ma qual è la normativa vigente in relazione all’accesso alle piattaforme digitali?
In Italia non è consentita l’iscrizione a Facebook, Twitter, Instagram o altre piattaforme digitali ai minori di 14 anni.
Per la normativa Gdpr in Italia bisogna avere almeno 14 anni per dare il consenso al trattamento dei propri dati. Altrimenti il consenso lo deve dare, per il minore, chi ha responsabilità genitoriale.
In realtà molti giovanissimi aggirano sistematicamente le norme creando più profili inserendo dati anagrafici falsi. L’Osservatorio promosso dai Dirigenti scolastici attesta che l’84% dei ragazzini dai 10 ai 14 anni ha più profili attivi, spesso addirittura creati con il consenso dei genitori.
In linea teorica una simile condotta potrebbe configurare profili penali, ma difficilmente nell’ordinamento italiano che punisce il falso soltanto nel caso in cui questo sia diretto ad un pubblico ufficiale.
Il più delle volte infatti i ragazzini utilizzano una sim card acquistata dai genitori e a loro intestata; in questo caso l’adulto potrebbe attivare il parental control che inibisca la navigazione a tutta una serie di siti e di app non adatti ai minorenni.
Ma qui si apre uno scenario inquietante: mancano consapevolezza e responsabilità nella funzione genitoriale e neanche la scuola è in grado di svolgere appieno la sua funzione educativa.
Demenza Digitale
Il Professor Manfred Spitzer, autore del famoso libro “Demenza digitale”, interviene a proposito della proposta di legge del senatore Andrea Cangini che contiene il divieto dell’uso dello smartphone agli under 14, ritenuti soggetti che facilmente possono cadere nelle tentazioni dei social.
Manfred è un neuropsichiatra tedesco che dirige il Centro per le Neuroscienze e l’Apprendimento dell’Università di Ulm; si occupa di sviluppo cerebrale collegato all’uso delle nuove tecnologie ed è pertanto uno dei massimi esperti in materia.
Interrogato in merito, afferma che il disegno di legge all’attenzione della politica italiana è sacrosanto perché ormai si conosce molto sulle interferenze e sui danni che provocano gli abusi nell’uso dello smartphone soprattutto nei bambini e nei ragazzi, quando il loro sviluppo psicofisico è ancora in divenire. Ricerche autorevoli dimostrano che si rischiano obesità, miopia, disturbi muscoloscheletrici, insonnia, ipertensione, e col tempo finanche diabete, danni alle coronarie, ansia, demenza e dipendenza.
Quasi una strage silenziosa.
Le istituzioni, pertanto, dovrebbero trattare l’abuso dello smartphone alla stregua di droghe e alcool. Addirittura, come rileva l’Organizzazione mondiale della sanità, l’uso incontrollato degli smartphone ha causato un grande incremento di casi suicidio negli adolescenti negli Stati Uniti, laddove si sono svolte ricerche approfondite.
Inoltre viene abbassato il livello di apprendimento ed è fuorviante e dannoso stimolare l’uso di tali supporti informatici in ambito scolastico, se non come integrazione guidata alla didattica frontale o di laboratorio.
La massima preoccupazione riguarda i deficit di attenzione, motivazionali e sociali; l’abuso di navigazione annienta il desiderio di stare in compagnia, crea una vita virtuale parallela che mortifica l’essenza vera dello sviluppo in età evolutiva.
Serve una riflessione ampia e profonda per operare sulla prevenzione del fenomeno della degenerazione nell’uso delle tecnologie informatiche e, parallelamente, valutare se implementare la normativa penale per poter perseguire condotte che in modo subdolo e anonimo possono distruggere la dignità e finanche la vita degli individui, in particolare dei più giovani e indifesi.
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