TIM COOK E IL GARANTE EUROPEO DELLA PRIVACY

Tim Cook è molto conosciuto: ingegnere e dirigente d’azienda statunitense, è amministratore delegato delle Apple dal 2011, in seguito alla morte precoce del fondatore Steve Jobs. Secondo la nota rivista Forbes egli risulta essere il diciannovesimo uomo più potente, influente  e ricco della Terra.

Il Magistrato Giovanni Buttarelli, morto improvvisamente un mese fa all’età di 62 anni, fu  primo Segretario Generale dell’Autorità europea della privacy e quindi, sino al 2014  Garante aggiunto europeo dei dati.

Fra queste due eccezionali personalità ci furono incontri molto empatici e tecnicamente significativi.

Il Magistrato era talmente convinto della bontà del modello GDPR da affermare di aver convinto Tim Cook, CEO di Apple, a chiedere una regolamentazione più stringente anche in USA in quanto il sistema delle informazioni e delle nuove tecnologie informatiche aveva aperto nuovi, delicati e a volte inquietanti scenari a livello globale e dunque era necessario approfondire  l’impatto che le tecnologie non controllate potevano provocare sulla vita reale.

Diverse e profonde sono infatti le differenze fra i sistemi di protezione dei dati in America e in Europa. Negli anni Novanta, quando l’Unione Europea e gli USA iniziarono a sviluppare le loro norme in materia di protezione dei dati personali, l’approccio politico si presentò differente. Gli Americani consultarono esclusivamente le aziende e la conseguente regolamentazione fu basata su una bozza preparata dall’industria  delle telecomunicazioni. Le istituzioni europee, invece consultarono le autorità di garanzia nazionali. Il risultato fu che la regolamentazione americana si concentra più sulla tutela degli interessi aziendali, mentre quella europea sulla tutela dei cittadini. Negli USA al centro del sistema c’è l’autonomia dei privati e la libertà individuale e l’approccio è di tipo autoregolamentante, utilitaristico (cioè i dati appartengono a chi li usa) e  settoriale.

Tim Cook: «Il mio amico Buttarelli lottava per l'etica nell'era digitale»

Tim Cook e il Garante europeo della privacy si erano conosciuti nel 2015 a Milano. Il dirigente americano era rimasto colpito dal Garante tanto da affermare che Buttarelli  doveva essere motivo di grande orgoglio per l’Italia perché egli era un pioniere visionario di un mondo digitale ancora relativamente giovane ed era ammirato per quanto  fosse risoluto e convinto sulla bontà del Regolamentato adottato dalla Commissione europea.

Forte di oltre vent’anni di leadership sui temi della privacy e della tecnologia, quale uomo visionario e brillante, Buttarelli era stato autore del disegno di legge del nostro Paese sulla privacy n. 675/96 sul trattamento dei dati personali, e nella sua funzione di garante europeo aveva contribuito in modo fondamentale alla promozione dei valori europei. Ha dato vita a dibattiti internazionali sulla necessità di un approccio etico alle nuove tecnologie per affrontare con una visione globale le sfide che l’uso dei dati e i meccanismi di disinformazione pongono ogni  giorno al funzionamento e alla qualità delle democrazie contemporanee, nella sua veste di leader incaricato di supervisionare l’applicazione della legge più radicale in materia di privacy dei dati nella storia.

Ancora molti interrogativi restano aperti ma sia l’Europa sia gli Stati Uniti stanno facendo molti passi avanti, specie nella dimensione etica del problema, nel difficile compito di  garantire libertà e diritti.