Presentiamo una mappa mentale del volume, scritto dallo psicologo e Professore alla University of California (Los Angeles) Robert Maurer, “Un piccolo passo può cambiarti la vita. Il metodo kaizen applicato alla realtà di tutti i giorni”.
È possibile scaricare la mappa mentale in formato PDF cliccando qui.
Del libro abbiamo già riferito in questo articolo, in quanto tratta argomenti interessanti sia per la vita di tutti i giorni sia per il lavoro.
Cosa ci insegna il volume “Un piccolo passo può cambiarti la vita. Il metodo kaizen applicato alla realtà di tutti i giorni”?
Alcuni spunti:
1 I piccoli cambiamenti sono più efficaci rispetto a quelli grandi
Perché?
Di fronte a un grande obbiettivo si prova paura, l’accesso alla corteccia cerebrale del cervello è limitato e perciò è più probabile il fallimento.
Di fronte a un piccolo obbiettivo, la paura è aggirata, la corteggia cerebrale si attiva e perciò è più probabile il successo.
Il metodo Kaizen aiuta a bloccare la paura e ad aggirare la reazione di “attacco/fuga”.
2 Porsi domande semplici.
Le piccole domande creano una forma mentale che favorisce una creatività equilibrata e serena.
Ma, per essere efficaci le domande devono essere poste in termini positivi.
Esempi:
- quale piccolo passo potrei fare per migliorare la mia salute?
- quale cambiamento potrei attuare al lavoro per essere più produttivo?
3 Compiere azioni poco eclatanti ma che sommate tra loro condurranno a grandi cambiamenti.
Esempi:
- imparare una nuova parola di una lingua straniera al giorno;
- camminare 10 minuti al giorno.
4 Correggere subito gli errori, anche minimi, prima che diventino grandi;
5 Riconoscersi piccole ricompense, aiuta a raggiungere gli obbiettivi.
Esempi:
- una passeggiata dopo una giornata di lavoro;
- un caffè al termine di una sessione di studio.
6 È fondamentale prestare attenzione ai dettagli: sono rivelatori.
La filosofia Kaizen incoraggia a rallentare il proprio ritmo di vita e a cogliere anche i dettagli apparentemente insignificanti. Tutto ciò può condurre a svolte creative e ad alimentare quotidianamente il desiderio di eccellere.
Tra le molte storie, l’Autore racconta che Edwin Land mentre era in vacanza con la famiglia aveva scattato una fotografia alla figlia di tre anni. La bambina però voleva vedere la fotografia immediatamente e Land, invece di consideralo come un capriccio infantile, vi intravide una possibilità. Cinque anni dopo, era il 1948, nacque la prima macchina fotografica a sviluppo istantaneo.
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